DJI sotto accusa: SkyRover X1 è davvero un suo drone camuffato per evitare il ban USA?


Ormai DJI vende ben poco negli Stati Uniti: gli scaffali sono vuoti e i prezzi dei rivenditori sono saliti alle stelle, probabilmente a causa di una sorta di “divieto non ufficiale” imposto dalla dogana statunitense. Tuttavia, su Amazon è ora disponibile un drone quasi identico al DJI Mini 4 Pro, chiamato SkyRover X1, al prezzo di circa 758 $, probabilmente perché prodotto da DJI stesso.

Come dicevo, lo SkyRover X1 ha specifiche praticamente uguali al Mini 4 Pro, un’app molto simile a quella di DJI, e utilizza perfino l’infrastruttura online di DJI. Kevin Finisterre, noto hacker, ha osservato che il drone si collega ai servizi globali di DJI (come FlySafe e “AASKY”) e che è riuscito ad accedere con le proprie credenziali DJI. Un altro analista, Jon Sawyer, ha scoperto che l’app utilizza le stesse chiavi di crittografia di DJI; il nome “DJI” è stato semplicemente sostituito da “xxx” o “uav” tramite una modifica superficiale.

DJI ha avuto un giorno di tempo per confermare o negare che lo SkyRover X1 sia un loro prodotto, ma non è riuscita a fornire una risposta entro il termine. Un portavoce, Regina Lin, ha detto: “Sto ancora indagando con il team della sede centrale”.

Se lo SkyRover X1 fosse effettivamente creato o concesso in licenza da DJI, non sarebbe la prima volta: in passato sono già stati identificati cloni simili tramite aziende come Anzu Robotics (per un clone del Mavic 3 chiamato “Raptor”) o Cogito (Specta e Specta Mini).

Secondo le richieste FCC, lo SkyRover X1 sembra essere prodotto da SZ Knowact in Malesia, una destinazione sempre più comune per evitare tariffe statunitensi. L’app riporta SZ Knowact come sviluppatore sull’App Store Apple, e il sito web è pressoché identico a quello di Cogito, utilizzato anch’esso per cloni DJI.

Il governo USA non ha ancora formalmente vietato i droni DJI, ma un “divieto de facto” potrebbe diventare realtà entro dicembre, a meno che un’agenzia di sicurezza nazionale non certifichi pubblicamente che i loro prodotti non rappresentano un rischio inaccettabile per la sicurezza nazionale, come previsto dalla normativa NDAA 2025. Il Dipartimento del Commercio statunitense ha aperto un’indagine al riguardo il 1° luglio.

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