Alla conferenza “NATO in the South - Strategic Reflections and Cooperative Security”, svoltasi a Roma sotto l’egida della NATO Defense College Foundation, una delle parole chiavi è stata: interconnessione. Non solo geografica - tra Europa, Nord Africa, Sahel e Golfo - ma anche tecnologica.
Gli interventi dei relatori hanno mostrato chiaramente come le tecnologie emergenti stiano trasformando la sicurezza nel Mediterraneo allargato e come la NATO stia cercando di adeguare strumenti, strategie e cooperazione ai nuovi scenari.
Droni, IA e guerra ibrida: quando la tecnologia cambia le regole del gioco
Uno dei messaggi più ricorrenti nel dibattito è stato che la distinzione tra sicurezza interna ed esterna non esiste più. A cancellarla sono state proprio le nuove tecnologie:
- Sistemi unmanned (droni), sempre più presenti nelle crisi del Medio Oriente;
- Hybrid warfare e disinformazione, che entrano nelle case attraverso messaggi di pochi secondi;
- Intelligenza artificiale, destinata a diventare parte integrante dell’architettura difensiva dell’Alleanza.
La NATO - è stato ribadito - non può più trattare queste tecnologie come “extra”: devono diventare baseline defense practice, cioè pilastri operativi fondamentali.
L’IA viene considerata cruciale non solo per la difesa cibernetica, ma anche per l’allineamento intelligente dei sistemi, per la previsione delle crisi e per la gestione coordinata delle minacce emergenti.
Cyber difesa e interoperabilità: le strutture esistono, vanno usate
Più interventi hanno ricordato che all’interno della NATO esistono già infrastrutture tecnologiche di alto valore, spesso sottoutilizzate.
Tra gli esempi citati:
- il Centro di cyber defence,
- le capacità spaziali a supporto della previsione di disastri naturali,
- progetti come Prometheus (protezione civile ed emergenze mediche) e Dexter (antiterrorismo), già sperimentati con successo in Mauritania.
Il messaggio dei relatori è stato netto: molte soluzioni tecnologiche ci sono già. Il tema non è inventarne di nuove, ma metterle finalmente in pratica in un’ottica di interoperabilità civile e militare.
Cavi digitali, dati e infrastrutture critiche: la sicurezza passa dal mare
Uno degli spunti più rilevanti è arrivato da chi ha sottolineato il ruolo delle infrastrutture digitali come strumento di stabilità e crescita comune.
È stato citato l’esempio del nuovo cavo sottomarino Africa-2, partecipato da aziende europee, in grado di servire più di 3 miliardi di persone e di generare impatti economici significativi.
Il controllo, la protezione e l’interoperabilità di queste infrastrutture - energetiche, digitali e di comunicazione - stanno diventando elementi centrali della cooperazione NATO nel Mediterraneo.
IA, dati, comunicazione: la sfida della disinformazione
Accanto alla sicurezza fisica, i relatori hanno descritto la crescente pericolosità della manipolazione informativa.
La NATO, essendo un’organizzazione trasparente e basata sul consenso, spesso fatica a competere con attori che diffondono messaggi semplici, rapidi e fuorvianti.
Per questo si guarda a un approccio integrato in cui tecnologie come IA e sistemi di analisi dei dati aiutino a individuare flussi informativi manipolati e migliorare la resilienza delle società del Mediterraneo.
Tecnologie per prevenire le crisi, non solo per reagire
Uno dei concetti più apprezzati del panel è stata l’idea che le tecnologie vadano usate non solo per difendersi, ma per prevenire escalation e collassi regionali.
Secondo i relatori, la vera forza della tecnologia sta nella sua capacità di:
- monitorare e prevedere instabilità (clima, risorse, migrazioni, sicurezza alimentare);
- individuare movimenti sospetti di attori armati;
- rafforzare le capacità locali con formazione e strumenti tecnici.
Una NATO più connessa, più digitale e più interoperabile può quindi sostenere partner come Nord Africa, Sahel, Levante e Golfo in modo molto più efficace.
Conclusione: il Sud non è periferia, è la prima linea digitale
Un filo rosso ha attraversato tutti gli interventi: il Mediterraneo allargato non è un “fronte secondario”, ma la zona dove si intrecciano:
- crisi politiche,
- minacce ibride,
- instabilità climatiche,
- migrazioni,
- competizione tecnologica globale (Cina, Russia, attori regionali).
Le tecnologie emergenti - dall’intelligenza artificiale alla cyber difesa, passando per i sistemi unmanned e le infrastrutture digitali - saranno decisive per garantire stabilità e cooperazione nel quadrante sud.
La NATO, come è stato sottolineato, è già dotata degli strumenti necessari. La vera sfida, ora, è usarli in modo coordinato, con un approccio che ascolti i partner del Sud e costruisca sicurezza non contro la regione, ma insieme alla regione.