Direttiva NIS2 2025: cosa cambia, obblighi e come adeguarsi per la cybersecurity



In un periodo in cui la digitalizzazione ha un ruolo chiave nella società e nell'economia, la sicurezza informatica non è più una questione tecnica riservata agli specialisti IT. È diventata un elemento centrale della governance aziendale e della resilienza strategica degli Stati. Con la Direttiva NIS2, l’Unione Europea ha risposto all’accelerazione delle minacce digitali con un quadro normativo più ampio, più incisivo e più vincolante.

A partire dal recepimento nazionale (in Italia a fine 2024), enti pubblici e imprese private devono rispettare nuove regole, affrontando un salto di qualità nella gestione del rischio informatico. Vediamo cosa prevede la NIS2, a chi si applica e quali passi operativi sono necessari. 

Una nuova cornice per un rischio sempre più sistemico

La direttiva NIS originale, entrata in vigore nel 2016, aveva introdotto per la prima volta in Europa obblighi minimi di sicurezza per i cosiddetti "operatori di servizi essenziali". Tuttavia, col tempo è apparso chiaro che lo scenario delle minacce si è radicalmente trasformato. Oggi, attacchi ransomware su larga scala, vulnerabilità delle supply chain digitali e gruppi criminali transnazionali mettono a rischio infrastrutture vitali, piccole imprese e sistemi pubblici.

La NIS2 è quindi una revisione strutturale: non solo aggiorna i requisiti tecnici, ma ridefinisce il perimetro degli obblighi e attribuisce maggiore responsabilità alla governance aziendale.

Chi è coinvolto: l’ampliamento del perimetro 

Uno degli elementi più rivoluzionari della NIS2 è l’ampliamento degli attori coinvolti. La direttiva distingue due categorie di soggetti:
  • Entità essenziali, come operatori nei settori dell’energia, trasporti, sanità, acqua potabile, infrastrutture digitali, pubblica amministrazione centrale.
  • Entità importanti, che operano in comparti come servizi postali, produzione e distribuzione alimentare, manifatturiero high-tech, fornitori di servizi digitali, pubblica amministrazione locale.

Il criterio non è solo la natura dell’attività, ma anche dimensioni e impatto sistemico: tutte le imprese con più di 50 dipendenti o 10 milioni di euro di fatturato annuo, se appartenenti a settori critici, rientrano negli obblighi.

Obblighi e responsabilità: cosa cambia in concreto

La NIS2 impone un vero e proprio sistema di gestione del rischio informatico, strutturato su misure tecniche e organizzative che devono essere adottate in modo documentato e verificabile. Tra le principali novità:

1. Gestione dei rischi - Le entità devono effettuare analisi periodiche del rischio, classificare le vulnerabilità, definire misure preventive e controlli di sicurezza (firewall, segmentazione di rete, MFA, patching continuo).

2. Notifica degli incidenti - Gli incidenti significativi devono essere notificati all’autorità nazionale (in Italia, l’ACN) entro 24 ore dalla scoperta, con aggiornamenti successivi e un rapporto finale entro un mese.

3. Business continuity - È richiesto un piano di continuità operativa, che includa backup, ripristino e test periodici. La resilienza deve essere garantita anche in caso di attacchi prolungati o sistemici.

4. Governance e accountability - Il consiglio di amministrazione e i dirigenti sono responsabili personalmente del rispetto della direttiva. Devono ricevere formazione, supervisionare le politiche di sicurezza e approvare il piano di adeguamento.

Le sanzioni: un rischio concreto per chi ignora gli obblighi

Il regime sanzionatorio introdotto dalla NIS2 è significativamente più severo rispetto al passato. Per le entità essenziali, le sanzioni possono arrivare fino a 10 milioni di euro o il 2% del fatturato globale annuo, mentre per quelle importanti il tetto è di 7 milioni o 1,4%.

Oltre alle sanzioni economiche, sono previste misure accessorie come sospensione di dirigenti, obbligo di pubblicazione delle violazioni o limitazioni operative.

Lo stato di attuazione in Italia nel 2025

Nel nostro Paese, la Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) è l’autorità responsabile dell’attuazione della direttiva. Ha già:
  • istituito una piattaforma nazionale per la registrazione delle entità obbligate (scadenza: 28 febbraio 2025);
  • pubblicato le prime determinazioni operative (es. la Determina ACN 164179 del 14 aprile 2025) che definiscono contenuti minimi per le notifiche e le misure richieste;
  • avviato attività di informazione e accompagnamento per aiutare enti pubblici e aziende a orientarsi.

Al momento non risultano ancora sanzioni effettivamente irrogate, ma il quadro sanzionatorio è pienamente operativo, e i primi controlli sono attesi nel secondo semestre del 2025.

Come adeguarsi: un approccio concreto

Adeguarsi alla NIS2 richiede più di un semplice aggiornamento tecnico. È un processo di trasformazione organizzativa che passa per:
  • una mappatura accurata degli asset digitali, dei processi e delle terze parti critiche;
  • la definizione di un piano di adeguamento che includa formazione, governance, strumenti tecnici e revisione delle policy interne;
  • il coinvolgimento del vertice aziendale, che deve assumere un ruolo attivo nel supervisionare la strategia di cybersecurity;
  • una logica di miglioramento continuo, che considera la sicurezza come parte integrante della strategia aziendale, non come una funzione isolata.
Conclusione: la sicurezza come leva strategica

La NIS2 non è solo una direttiva da rispettare, ma anche un’occasione per ripensare il ruolo della cybersecurity come asset strategico per la competitività e la fiducia. In un mondo sempre più digitale e interdipendente, garantire la sicurezza dei sistemi informativi è anche un modo per proteggere valore, reputazione e continuità operativa.

Ignorare la NIS2 non è più un’opzione. Investire oggi in un’adeguata strategia di conformità significa costruire un’organizzazione più solida, più affidabile e più pronta al futuro.
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