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Storia dell'"Angolo Olandese" e quando utilizzarlo nelle riprese


Una delle "regole" più profonde e radicate della fotografia e della videografia è quella di assicurarsi che le linee dell'orizzonte siano dritte. È una pratica così radicata nella maggior parte dei corsi, che vederla infranta potrebbe risultare profondamente inquietante.

In questo video di cinque minuti in lingua inglese del team creativo di Vox, ci immergiamo nelle origini dell'orizzonte inclinato, altrimenti noto come "angolo olandese", e perché questa tecnica di ripresa ci può essere utile nello storytelling.

Di solito quando si racconta una storia, per sottolineare che qualcosa è "un po' fuori" o confuso, i registi spostano la telecamera fuori dal suo asse per far sentire lo spettatore perplesso o a disagio come il personaggio nell'inquadratura. La tecnica conosciuta come angolo olandese non è in realtà olandese, ma tedesca, e a differenza di quanto potreste pensare, le sue origini le dobbiamo alla pittura.


Durante la prima guerra mondiale, i cineasti tedeschi non furono influenzati da Hollywood, poiché le importazioni di film stranieri erano vietate all'epoca. Dato che questi creativi non avevano accesso ai film occidentali, si rivolsero all'espressionismo tedesco. Nelle sue prime fasi, le cineprese rimanevano statiche e livellate all'orizzonte, e i set erano costruiti per essere contorti e fuori forma per aggiungere una complessità e un'inquietudine da incubo all'inquadratura. Quando questi film uscirono, i critici li definirono sensazionali, strani e sorprendenti, il che eccitò la gente a vederne altri. Di conseguenza, le inclinazioni e gli angoli divennero sempre più estremi.


Man mano che l'interesse per queste inquadrature cresceva, i registi, invece di costruire elaborati set, iniziarono a ruotare semplicemente la cinepresa e così nacque il "Dutch Angle". Questa inclinazione è presente in modo prominente in film come Quarto Potere, Il terzo uomo, molti dei thriller di Hitchcock, e ora è usata in quasi tutti i film e le riprese commerciali quando il regista vuole trasmettere un senso di confusione o ansia. Vox spiega che in film come Thor della Marvel del 2011, i registi si sono appoggiati così pesantemente a questa tecnica da renderla una stampella. Al contrario, registi come Spike Lee, Terry Gilliam, e Tim Burton (The Nightmare Before Christmas), sembrano tutti avere una padronanza magistrale di questa tecnica.

In breve, dovrebbe essere usata con parsimonia per evidenziare la tensione, sottolineando la confusione distopica della storia. Se usato in maniera eccessiva, il pubblico si abitua e l'effetto perde di efficacia.




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